La volontà di trasformare il museo in un luogo di produzione culturale sempre attivo stimola gli operatori del settore a organizzare attività didattiche, eventi culturali e mostre. Rimarchevole è il riconoscimento ottenuto dalla Sezione Archeologica del Museo Civico di Rieti del Marchio di Qualità.
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Storia del museo
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Il nucleo originario della collezione iniziò a formarsi in età tardo rinascimentale, quando una serie di epigrafi furono riunite e sistemate sotto i portici del Palazzo Comunale della città.
In un secondo momento a questo gruppo di iscrizioni fu affiancata una piccola raccolta di opere d'arte, dipinti, sculture ed oreficerie accumulate dal Municipio di Rieti in seguito all'esproprio dei beni degli enti ecclesiastici. La raccolta fu sistemata a partire dal 1865 nelle sale dell'ex convento di S. Agostino per poi essere spostata nel 1911 al secondo piano del Palazzo Comunale. Nasceva così la celebre "Quadreria Civica" di Rieti, ossia il nuovo deposito dei "beni culturali" del municipio. Il museo, in questo periodo, vantava già il nucleo di opere preziose di Zanino di Pietro, Luca di Tommé e Antoniazzo Romano che lo ponevano tra le piccole raccolte regionali contemporanee di grande interesse storico-artistico. Nei decenni successivi pervennero al museo nuove collezioni di oggetti d'arte. L'attuale collezione, aumentata da opere acquisite o donate da privati e da depositi temporanei (materiale archeologico di proprietà statale), è stata distribuita in due diverse sedi, quella Storico Artistica e quella Archeologica.
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Da vedere
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Madonna con Bambino e santi di Luca di Tommé, Trittico di Zanino di Pietro, Madonna del Latte di Antoniazzo Romano, Croce reliquiario degli inizi del XIV secolo, modello in legno di Giuseppe Valadier, l’Ebe in gesso del Canova
Urna a capanna da Campo Reatino, Kylix attica da Poggio Sommavilla, Rilievo con scena di combattimento tra uomini e animali da Monteleone Sabino, iscrizione onoraria ad Agrippa, statua di togato cd. Mammacibocco, testa di Menade
La cultura è come la ricchezza, ci permette di essere noi stessi e di esprimere ciò che siamo. Philip Gilbert Hamerton.